La traversata del "Ciadin del Biso"

 

di Livio Lupi e Michele Silvestrin - CAI Conegliano 2007

 

 

Anche questa volta, come nel caso della cengia del Sorapiss esplorata precedentemente, il "la" è venuto da un articolo apparso anni fa sulla rivista del CAI a cura di Italo Zandonella Callegher che parlava della Cengia Alta di Cima Bagni.

Così, dopo un primo tentativo andato a vuoto, recentemente siamo "tornati all’attacco" portando a compimento un’uscita degna di essere raccontata.

 

Abbiamo effettuato un percorso ad anello, con partenza ed arrivo nei pressi di Pian della Velma, qualche chilometro dopo Auronzo, ma nulla vieta di concatenarlo a qualche altro, come la Cengia Gabriella.

Il dislivello totale di circa 2.000 metri, il tempo complessivo di percorrenza di 12 ore, la difficoltà di orientamento in certi passaggi e l’ambiente selvaggio, molto spesso assai franoso, impongono un certo allenamento e preparazione.

Pernottando in una grotta che ha già ospitato bivacchi di emergenza, oppure presso il Bivacco Battaglion Cadore, sarebbe anche possibile distribuire il percorso in due giorni.

 

La parte più scabrosa è il raggiungimento della cengia sovrastante il Bivacco Battaglion Cadore perché la lingua di neve che scende dal canalone di accesso e sulla quale bisogna camminare, ha perso quasi 20 metri di spessore dagli anni ’70 (periodo in cui sono stati tracciati i "bolli" rossi) e di conseguenza la "bandierina" che segna il tracciato con il numero 110 viene a trovarsi molto in alto, risultando a malapena visibile. Il duro canalone innevato descritto in certe relazioni si presenta quasi inesistente, fangoso e pieno di detriti.

 

Lungo tutto il percorso, con la sola eccezione del Ciadin del Biso, ci sono ometti ed anche qualche pallido e vetusto "bollo" rosso. I tempi di percorrenza riportati sono del tutto indicativi perché assai dipendenti da vari fattori, quali allenamento, condizioni meteo, fortuna nell’individuare subito l'itinerario, ecc. Particolare attenzione va posta nella scelta del periodo perché è molto importante che il tempo sia bello e stabile. Non deve essere piacevole trovarsi nel Ciadin con la nebbia.

 

RELAZIONE

Dal Pian della Velma, mediante il sentiero n. 109 si raggiunge il Bivacco Battaglion Cadore, a 2.250 metri, dal quale, guardando verso est, si vede bene la rampa di accesso alla cengia.

Dal bivacco si risale il cono di ghiaia che scende dall’angusto canalone formato dalla Cima Bagni e dal suo avancorpo meridionale, trovandosi pertanto molto vicino al bivacco. Non bisogna spingersi verso il fondo dell’anfiteatro. Inerpicandosi, le ghiaie entrano nel canalone che fino a luglio si può risalire con i ramponi, mentre in stagione più avanzata diventa più difficilmente percorribile a causa del fango e degli abbondanti detriti.

Risaliti i primi 50 metri del canalone, si svolta a destra, su per l’ostica rampa, alquanto friabile, tentando di scorgere la bandierina con il segnavia 110 che risulta essere alta almeno 20 metri rispetto al fondo del colatoio. Vi sono degli ometti e qualche vecchio "bollo", ma tutto sommato si sale per rocce rotte senza problemi fino a circa 2.550 metri dove inizia la cengia vera e propria. Fin qui sono da considerare 4 ore di percorrenza dal fondovalle, 1 ora e mezzo dal bivacco.

La cengia procede quasi orizzontale per circa 400 metri, fino ad un ballatoio con ometto dal quale ci si cala per un centinaio di metri fino a riprendere la cengia sulla sinistra, ora decisamente più stretta della prima parte. Attenzione a non scendere per l’invitante canale verso destra! Con alcuni passaggi delicati ma non difficili (al massimo di 2° grado superiore), si percorrono altri 500 metri circa fino ad arrivare ad uno spalto erboso che regala una vista mozzafiato sul Ciadin del Biso, a 2 ore e mezzo dal bivacco. Qui si trova la grotta utilizzabile come ricovero di emergenza o bivacco per alcune persone e da qui si vede perfettamente Forcella Paola che domina l’impressionante canalone di accesso. Vi si arriverà da sinistra, per chi guarda, attraverso il canalone minore che sale alla sinistra del principale, ed è alla base del primo che bisogna puntare.

Lasciata la bancata erbosa alle spalle, si procede tortuosamente verso il Ciadin affrontando un paio di altri passaggi attorno al 3° grado inferiore, uno dotato anche di un inutile chiodo, fino a quando si arriva all’immensa pietraia che costituisce il vero Ciadin del Biso.

Il fondo su cui si cammina è ostico, fatto di dure ghiaie incastonate da pietre che cedono facilmente, in totale assenza di segnavia. Lungamente si attraversa il Ciadin, perdendo un po’ di quota fino a giungere alla base del pilastro, dove un corposo ometto segnala l’inizio della successiva salita.

Alcuni sbiaditi "bolli" rossi accompagnano su per l’obbligato canale con difficoltà che mai superano il 2° grado fino ad una stretta forcelletta, dalla quale ci si cala per 20-30 metri, fino ad arrivare ad un salto incastrato in una gola che si vince facilmente con una corda doppia di una decina di metri (1 ora e mezzo dalla grotta): sono presenti 2 chiodi con cordino, altrimenti la discesa è di 4° grado.

Ora una comoda cengia porta alla seconda parte del canale che si restringe ulteriormente ed impone passaggi un po’ più difficili, intorno al 2° grado superiore. Dopo un’ottantina di metri, poco prima della forcella finale, si deve piegare a destra (ometto), si percorre un traverso delicato e si giunge quindi al canalino finale, superato il quale si arriva finalmente alla Forcella Paola (2 ore dalla grotta).

Da qui, guardando la base del canale che vi sale dal versante della Val d’Ambata, si vede un enorme masso dove la pendenza si addolcisce: è lì che bisogna puntare durante la discesa. Passando alla sua sinistra si imbocca il greto del ruscello, secco all’inizio e con acqua poi, che si segue fino al primo salto, circa a quota 2.150, dove radi ometti indicano che il sentiero taglia a sinistra, attraversando fitti baranci. Seguendo la oramai facile pista fra i mughi, in breve si interseca il sentiero 123 che sale da Reane, a quota di circa 2.000 metri. Questo lentamente riporta sulla strada principale della Val d'Ansiei, e quindi al punto di partenza, dopo circa 11-12 ore.