Conferma sulle Cenge del Sorapiss

 

di Livio Lupi e Michele Silvestrin - CAI Conegliano 2003

 

 

Nel numero de "Le Alpi Venete" dell'autunno-inverno 2001–02, (pag. 193 e seguenti) avevamo letto un bellissimo articolo di Luca Galante del CAI di Treviso a riguardo di una cengia attorno al Sorapiss. Una cengia sconosciuta nel cuore delle Dolomiti!

Abituati a zone alternative e poco frequentate, non siamo resistiti alla tentazione di esplorare questo posto, segretamente attratti anche dal titolo dell’articolo che recitava "Emozioni da esploratore su una cengia del Sorapiss".

A metà agosto del 2003 siamo quindi saliti allo Scotter, al Rifugio San Marco, poi a Forcella Grande e relazione alla mano, ci siamo avventurati per la cengia.

Il luogo non ha deluso le nostre aspettative, mostrando scarsissimi segni di presenza umana e regalandoci una giornata di totale solitudine. La spettacolarità dei luoghi, l’ambiente austero e selvaggio, la grandiosità del gruppo del Sorapiss ed un po’ di fortuna meteorologica hanno coronato questa nostra esperienza che consigliamo.

A tal proposito riproponiamo la relazione originale di Luca Galante riveduta ed ampliata per una più agevole percorrenza di questo itinerario alpinistico, che non va comunque sottovalutato, data la sua  lunghezza e difficoltà.

Concordiamo pienamente con l’autore il quale conclude il suo articolo asserendo che questo percorso è da annoverare fra i più sensazionali ed affascinanti delle Dolomiti.

Dobbiamo però concludere diversamente: la mattina del primo giorno siamo saliti in macchina allo Scotter e data l’ora, il buio ed il sonno non abbiamo visto la (nuova) sbarra con il divieto di transito dalle ore 7 alle ore 18. Al rientro, verso le 11 del giorno dopo, la sbarra era ovviamente chiusa ed il prezzo della nostra libertà è stato ovviamente un verbale per divieto di transito, sui particolari del quale non ci dilunghiamo. Durante l’estate, chi volesse salire allo Scotter deve andare a piedi, oppure usare la nuova e costosa seggiovia. Poco importa se alle 5 del mattino non funziona, ed ancor meno se chi passa a quelle ore è un alpinista con esigenze diverse dalla massa pagante….  Altrove, come in Alto Adige, la pensano diversamente.

 

Dal Fond de Rusecco alla Busa del Banco

Già da Forc. Grande, guardando l’enorme versante S del gruppo del Sorapiss, si nota l’inizio della cengia in questione sulla destra della colata di ghiaia rossastra che scende da Forc. della Caccia Grande, ed è lì che bisogna puntare. Dal sentiero di attacco alla normale del Sorapiss ci si porta verso il lato più orientale della conca dove origina un'evidente larga banca ghiaiosa ed erbosa che si prolunga verso destra oltre il ripido canalone rossastro calante da Forc. Caccia Grande. Si percorre la banca in orizzontale evitando di alzarsi troppo in alto: oltrepassato il canalone che scende dalla Forc. della Caccia Grande si imbocca sull'altro versante una cengetta ascendente un pò esposta (ometto). La banca riprende, larghissima e scoscesa: occorre salirla obliquamente per innalzarsi fino ai piedi delle verticali pareti della Prima Sorella (ometti). Si costeggia alla fine un gigantesco appicco giallo che sovrasta in modo imponente la cengia, e si guadagna la base dell’anfiteatro roccioso, a q. 2600 circa, punto di attacco della via normale alle Tre Sorelle (1 ora dal bivacco). Si prosegue lungo la cengia che si restringe gradualmente: girato uno spigolo si passa sul versante orientale, mirando a guadagnare quota verso la sommità seghettata della Cresta dei Nani, già ben visibile. La cengia si mantiene comoda e moderatamente esposta, pur sviluppandosi altissima sulla gigantesca muraglia. Più avanti la parete rientra e la cornice cessa bruscamente: è questo il passaggio chiave di tutto il percorso. Ci sono 3 ch. di sosta, 2 ch. lungo il passaggio di cui 1 in alto un po’ nascosto aggiunto da noi ed altri 2 alla fine: con cautela si raggiungono una prima ed una seconda nicchia, quindi si passa all'esterno in forte esposizione e con una gran spaccata si guadagna un terrazzino oltre il tratto "a volta" (III+/IV-) ove conviene sostare se si hanno solo 20m di corda. Un breve passo discendente (II, friabile) deposita su un'esile lista (espostissimo), lungo la quale si traversa (1 vecchio ch.); vinto un breve gradino (II), si guadagna un tratto di cengia finalmente comoda con 2 ch. di sosta (tiro di 30m in totale). Senza più difficoltà, ma su pendenze maggiori, si sale fino al suo termine conformato a larga terrazza, sbucando sulla cresta sommitale che offre una straordinaria visione sul circo settentrionale del Sorapiss.  Si sale un po’ e passando tra i torrioni della cresta si tocca in breve il punto più elevato, quotato 2912 (ore 3 dal bivacco). Occorre ora calarsi per 50-60 m lungo il versante O, obliquando nel contempo verso destra (faccia a valle): il terreno è conformato a scoscese balze detritiche molto friabili sulle quali non è sempre immediato trovare i passaggi più agevoli (I/II; segnalazioni con pochi e precari ometti). E’ importante non abbassarsi troppo per poter imboccare la cengetta che, girato uno spigolo a destra, porta sullo stretto intaglio tra la Cresta dei Nani e le Cime di Valbona (Forc. Valbona c. 2870 m). Se lo si rinviene vi è un ch. che permette una calata di 20m direttamente sulla cengia che porta alla forcella. Anche perdendo la tracce, è importante puntare verso la Forc. di Valbona perché comunque vi si deve arrivare. Risalite le ripide rocce sovrastanti (II) si guadagna la q. 2899, dalla quale per cresta, aggirando i risalti sul versante O, ci si porta sulla quota successiva sormontata da un grande ometto, in vista della Busa del Banco (ore 4 dal bivacco). Si digrada per l'ampia groppa pietrosa rivolta a N, godendo di un superbo panorama: obliquando leggermente a sinistra ci si ritrova su una zona di rocce ripide ma non difficili fatta da canalini friabili e piccole cenge che conducono più in basso ad una cengia larga e sassosa (orientamento un pò difficoltoso, tracce di ometti). Lungo questa cengia, verso destra, si raggiunge la vicina Forc. della Busa 2627 m, tra le Cime di Valbona e le Torri della Busa. Dalla Forc. della Busa ci si cala lungo le rapide ghiaie che scendono dalla sua destra (E), girando poi leggermente a sinistra per assecondare la colata dopo un centinaio di metri circa (unico ometto evidente sulla sinistra). Ci si cala ulteriormente lungo la stessa direttrice, attraversando rocce e sassi prima e zolle erbose poi, per un altro centinaio di metri abbondanti senza riferimenti e si gira infine verso sinistra (N) costeggiando molto in basso le basi delle Torri della Busa. Alla fine una pietraia conduce alla Forc. Bassa del Banco, visibile già da lontano, e da questa al Biv. Comici dove è possibile pernottare per poi prendere al mattino il sent. Minazio e ritornare al Rif. San Marco. Alternativamente dalla Forc. della Busa, per chi possiede dimestichezza con i luoghi, è possibile innestarsi sulla "traversata alta del Banco" (descrizione su "Berti" op. cit., 458 o su L.A.V. 1989, 56) per dirigersi verso il Rif. Vandelli oppure verso il tratto mediano del Sent. Minazio.