Adriano Dal Cin sul Cho Oyu (m.8201)

Il socio del CAI di Conegliano raggiunge la vetta della sesta montagna della terra

Durante la serata primaverile di Giuseppe Pompili a Conegliano, incentrata sul tentativo di salita del 2001 al Gasherbrum II, avevamo annunciato la partenza della sua spedizione alla "Dea del Turchese", il Cho Oyu, nell'Himalaya tra Tibet e Nepal. Ebbene, tra la fine di settembre ed i primi giorni di ottobre 2002 la salita a questa montagna, la cui cima è stata calcata per la prima volta dagli austriaci Tichy e Jochler con lo sherpa Pasang Dawa Lama nel 1954, è stata coronata dal successo della cima.

Assieme a Giuseppe Pompili, anche Giorgio Maieron (S.Vito al Tagliamento), Pier Carlo Martoia (Val di Susa) e il socio di Conegliano Adriano Dal Cin hanno raggiunto la vetta della montagna senza l'uso dell'ossigeno.  

Era il 2 ottobre, il giorno del compleanno di Adriano che è nato ad Auronzo di Cadore 38 anni fa e pratica intensivamente l’attività alpinistica su roccia e su ghiaccio. Ha salito numerose cime sulle Alpi partecipando poi a varie spedizioni in cui ha salito, tra le altre, la cima dell’Alpamayo, alcune vette Boliviane e l’Aconcagua (m.6.959). Ha partecipato alla 2001 Karakorum Expedition al Gasherbrum II. Ricordiamo con compiacimento la partecipazione assidua di Adriano alle gite sociali di qualche anno fa sui ghiacciai e sulle cime delle Alpi centrali ed occidentali, che evidentemente hanno lasciato il segno, orientando in modo determinante suo modo di fare alpinismo. Nel 2002 Adriano riceve anche l'onoreficenza per i (primi) 25 anni di iscrizione al Club Alpino Italiano.

Ad Adriano vanno i complimenti vivissimi della sezione di Conegliano e del suo Consiglio Direttivo che si augura di averlo ospite nel 2003, per il racconto della sua avventura oltre gli 8.000 metri.

Su Internet abbiamo trovato una intervista sul quotidiano "La Tribuna di Treviso", il racconto della salita nella narrazione di Giuseppe Pompili, e le foto della spedizione.

Diamo qui alcuni ragguagli sulla salita e sulla storia alpinistica del Cho Oyu, nonché sull'organizzazione della spedizione. Il materiale testuale e fotografico è ricavato in gran parte da www.paesieimmagini.it, www.intraisass.it e www.freeridespirit.com e quindi è stato sintetizzato in questo resoconto. 

La Montagna

Tra le montagne più affascinanti della catena himalayana, la più occidentale della triade che racchiude la Dea Madre della Valle e dei Venti  (il Chomolungma o Monte Everest), la Dea del Turchese, Quwowuyag per i tibetani, si eleva lungo il confine nepalese-tibetano anticipando di una trentina di chilometri, per il viaggiatore che giunge da ponente, la grande mole delle più alte montagne della terra: l'Everest (8.848 m), il Lothse (8.516 m) e il Makalu (8.463 m). Lasciando per conto proprio nel lontano Karakoram il K2, secondo con i suoi 8.611 metri, di lì a poco, continuando a oriente sulla linea di confine, s'incontra il Kanchenjunga, terza montagna per elevazione ma non per difficoltà. Il Cho Oyu è quindi sesto in altezza misurando 8.201 metri. Toccarne la vetta significa affacciarsi sulle più grandi montagne del mondo.

Delle quattro vie da cui la montagna è stata finora salita, la più  frequentata resta il versante tibetano, quello di nord-ovest, lo stesso dei primi salitori, gli austriaci Herbert Tichy e Sepp Jochler assieme allo Sherpa nepalese Pasang Dawa Lama, nell’ottobre del 1954. 

 Cho Oyu dal Campo Base.jpg (62375 byte) Cho Oyu dal campo 1.jpg (49115 byte) Cho Oyu da Campo Base e dal Campo 1 (Foto Dal Cin)

A causa della considerevole quota a cui è posto il campo avanzato, per via della posizione geografica a ridosso dell’altipiano tibetano, il Cho Oyu è anche noto per la frequenza degli endemismi causati dall’alta quota.

La Storia Alpinistica del Cho Oyu

Nell'anno in cui il K2 viene conquistato dalla spedizione nazionale italiana guidata dal professor Ardito Desio, in autunno una piccola spedizione privata con a capo l'austriaco Herbert Tichy s'accampa ai piedi del Cho Oyu. Insieme con lui il forte alpinista Sepp Jöchler e il geografo Heurberger. Si pensi che il dottor Tichy spese circa 1/16 di quello che costò la spedizione italiana e divenne celebre per il suo andare "su e giù per il Nepal come un alpinista per le Alpi" (R. Frison Roche, Storia dell'alpinismo) in compagnia del fedele amico Pasand Dawa Lama.

A fine settembre del 1954 inizia il primo attacco alla montagna, per il versante Nord-Ovest, che si ferma a quota 7.000, dove una spaventosa bufera di neve mette in serio pericolo gli alpinisti. Tichy riporta dei congelamenti alle mani e ritornato al Campo Base trova ad attenderlo la spedizione franco-svizzera guidata da Raymond Lambert. Tichy tuttavia non demorde e fa valere i suoi diritti di esplorazione sulla montagna e con grande determinazione, nonostante la difficoltà di progressione per via delle mani, il 19 ottobre calca la vetta, accompagnato da Jöchler e Pasang. La spedizione franco-svizzera di cui fa parte la brava alpinista francese Claude Logan ha ora via libera. Le condizioni avverse della montagna, dovute soprattutto alla stagione avanzata, respingono il tentativo della cordata Logan-Lambert. L'intraprendente alpinista francese ritornerà nel 1959 a capo di una spedizione tutta femminile, con le migliori donne alpiniste dell'epoca. La cordata di punta formata dalla stessa Logan e dalla giovane belga Claudine van der Stratten fu purtroppo travolta da una valanga a una quota di 7.700 metri. Nel 1958 si registra la seconda ascensione da parte di una spedizione indiana. Curiosamente Pasang Dawa Lama è ancora in vetta.  Nel 1959 quattro donne perdono la vita nel corso di una sfortunata spedizione internazionale femminile durante il periodo invernale. 

Diverse vie sono state tracciate lungo, i fianchi del Cho Oyu oltre alla classica via del versante Nord-Ovest. Nel 1978 gli alpinisti austriaci Koblmuller e Furtner compiono la salita del difficile  versante sud-est. Nel 1983 Reinhold Messner, durante la sua quarta presenza sulla montagna, traccia una nuova via di salita. Nel 1985 la salita per la normale dei cechi Jaromir Steískal e Dusan Becík è ricordata come la prima salita invernale in stile alpino di un ottomila. Lo stesso inverno vede impegnato il grande alpinista polacco Jerzy Kukuczka sul Pilastro Sud-Est con "The South Bouttress", la prima via nuova aperta in Himalaya nella stagione fredda. Nel 1995, invece, una cordata femminile non accompagnata da uomini traccia per la prima volta un nuovo itinerario su un ottomila (variante della via Kurtika-Loretan). Le due alpiniste sono le giapponesi Kakeo Nagao e Yuka Endoh e hanno già al loro attivo quattro ottomila.

Il Programma della Spedizione Pompili

La spedizione Pompili ha una durata complessiva di cinque settimane, con partenza il 1 settembre 2002. Dall'Italia in volo a Kathmandu, dove occorre una sosta necessaria al disbrigo delle formalità. Un mezzo privato porta fino alla frontiera di Zhangmu, dove  aspettano le jeep per Nyalam e Tingri. Lasciato alle spalle il piccolo e sperduto villaggio di West Tingri a 4.200 m di quota, si prosegue verso sud con jeep e autocarri sino al Campo base, alto 4.800 m ma ancora assai distante dalla montagna. Da qui, con l’ausilio di alcuni yaks, si percorrono in due giorni i 35 km che lo separano dal Campo avanzato, a 5.600 m di quota, che diventa il ncampo base operativo. Il campo avanzato è posto sul fianco nord del ghiacciaio di Gyabrang, ai piedi della parete nord-ovest del Cho-Oyu, alta 2.200 metri e quasi completamente glaciale.

Dal campo avanzato si procede verso sud-est sul fianco destro della grande morena di Gyabrang, che si risale sino al suo culmine per attrezzare il Campo 1 a 6.300 m di quota, sulle ultime propaggini nevose del ghiacciaio. Una ripida parete di seracchi a 6600 metri obbliga ad alcuni passaggi tecnici e impegnativi, prima di giungere al plateau superiore, dove si pone il Campo 2 alla quota di 7050 m. Risaliremo poi pendii via via più ripidi sino a giungere sotto ad una fascia rocciosa che taglia trasversalmente la parete di nord-ovest, Superato un salto roccioso verticale di 25 metri a quota 7.400 (passaggi di III° grado) si piazza l’ultimo Campo 3. Da qui, percorrendo i pendii sommitali su facile terreno  misto, si giunge alla calotta glaciale della vetta, slavine permettendo.

Diego Della Giustina - Ottobre 2002