Spalti di Toro ...

...un amore a prima vista

    di Livio Lupi e Michele Silvestrin - CAI Conegliano 

      

 

Tutto iniziò il 14 Agosto 1994, giorno in cui decidemmo di salire il Cridola per “cambiare aria”.

Fino ad allora le nostre gite ci avevano portato a calcare le più o meno solite vette, tanto belle quanto famose e frequentate. Per trovare qualcosa di alternativo avevamo deciso di dare un’occhiata al gruppo sconosciuto ed affascinante delle Dolomiti d’oltre Piave. Fu un colpo di fulmine e capimmo subito di aver trovato l’ambiente che stavamo cercando.

Da allora abbiamo girovagato per il gruppo in lungo ed in largo ispirati da un libro uscito nel frattempo, Le Dolomiti d’oltre Piave di Luca Visentini. Consideriamo questo libro la nostra Bibbia, ed in quanto tale, se da una parte va più interpretato che letto, dall’altra regala suggerimenti e descrizioni degne di lode.

La zona degli Spalti di Toro e dei Monfalconi è facilmente raggiungibile in macchina dalle tre direttrici principali: provincia di Pordenone attraverso le valli Cimoliana e Montanaia; provincia di Belluno per le valli Talagona e Cridola; provincia di Udine con le valli di Giaf e di Suola.

La vastità dell’area, la possibilità di combinare più percorsi e la buona presenza di bivacchi offrono spunti pressoché infiniti per uscite, dalla gitarella autunnale all’arrampicata. Forse l’unico punto a sfavore delle Dolomiti d’oltre Piave sta nella qualità della roccia: è ovunque friabile, alle volte anche molto.

Le difficoltà in roccia sono contenute, ma mai sottovalutabili, proprio per l’instabilità dell’ambiente.

 

Nel tempo abbiamo imparato a nostre spese a portare nel fondo dello zaino qualche chiodo e la corda; non che servano, ma non si sa mai…

 

Un’altra caratteristica della zona riguarda l’orientamento: il già scarso turismo si concentra lungo i sentieri più importanti, e quando si esce da questi può diventare arduo trovare la strada. I bolli rossi talvolta non esistono e ci si rende conto che gli ometti sono stati eretti da persone perse a loro volta. A questo si contrappongono inaspettate e tutto sommato assurde eccezioni, come ad esempio la Forcella Segnata, costellata di bolli rossi e mitragliata di spit (!) in tutta la sua lunghezza, ma si tratta di eccezioni.

 

La regola generale vuole questa parte di Dolomiti ancora molto inesplorate, incontaminate dal turismo di massa, popolate solo dalla fauna ed ammantate di tanto magico silenzio.

 

Con queste premesse ed attingendo dalle nostre escursioni, proponiamo ai lettori alcune uscite che consideriamo particolarmente interessanti per l’ambiente nel quale si sviluppano, per le difficoltà alpinistiche sempre limitate ma non banali, per la bellezza dei luoghi raggiunti e soprattutto per il silenzio che riescono a regalare. Per le relazioni delle vie di salita e discesa consigliamo sempre il testo di Luca Vicentini quale riferimento.

 

La prima riguarda la “vetta” del gruppo per antonomasia, cioè quel Campanile Toro che fino ai primi anni 90 era praticamente sconosciuto ed ora molto più frequentato, come risulta dal libretto di vetta.

 

Tra le cime meno salite in assoluto proponiamo il Cadin di Vedorcia e la Cima Sud o cima principale, della Cresta del Leone. Per quest’ultima consigliamo l’avvicinamento per la Val d’Arade, forcella Monfalconi di Forni, forcella Del Leone.

 

La vetta più alta di tutto il gruppo, il Monfalcon di Montanaia (m2540), viene annoverata tra le più difficili sia per l’avvicinamento (Val d’Arade, forcella Ferrucci) sia per la diffusa friabilità della roccia e la difficoltà d’orientamento, così come la Punta Cozzi raggiungibile dal bivacco Vaccari.

 

Tra le più “amene” ci piace ricordare la Cima Est di Talagona con l’accesso da forcella Stretta.

E per ultimo i nostri complimenti al gestore del bar vecchio in centro a Domegge per i suoi appetitosi toasts farciti, bruschette varie e birra spillata lentamente; ultimo, ma in realtà anche un motivo in più per una gita negli Spalti di Toro e Monfalconi.