La sicurezza in montagna

di Ivan Da Rios - Direttore Scuola di Alpinismo e Arrampicata Libera “Le Maisandre”

CAI Conegliano 2009

 

Mi sembra che tutto questo parlare da parte di riviste e notiziari della “Montagna Assassina”, ci abbia fatto perdere di vista quello che è sempre stato il nostro andare in montagna per piacere, con rispetto, preparazione tecnica, conoscenza culturale, ed allenamento fisico, che contraddistinguono quello che è il “modus operandi” del nostro Sodalizio.
La montagna di per sé risulta un ambiente severo e non controllabile dalla razionalità umana.
Pretendere l’opposto non può e non deve essere dato per scontato, anche nella più semplice delle situazioni come nella più difficile scalata, o arrampicata in falesia.
Ci saranno sempre momenti e situazioni che possono comportare pericolo o difficoltà.
In quanto soci del Club Alpino, lo Stato stesso con le sue leggi ci ha riconosciuto la facoltà di trasmettere alcuni comportamenti ai nostri amici, allievi, compagni di trekking, scalata, arrampicata, concedendoci l’opportunità di fare prevenzione, in tutti gli ambiti della montagna che direttamente ( e qui metto per prima la nostra Scuola) ci riguardano.
E fino a qui siamo alla solita retorica.
Meditando su quanto sopra, vorrei esprimere il mio parere personale sulle cause che in questo periodo hanno portato a sopravvalutare le proprie capacità o a sottovalutare determinate situazioni.
Chi si muove tra la folla, e segue la corrente (ossia i più) si sceglie le cose più “in” del momento per fare tendenza, (e qui mi riferisco ad un certo tipo di arrampicata in stile colorato ed allegro di tante palestre del nostro territorio).
Diventa naturale, procedendo nel cammino, il passare dalle difficoltà “sulla plastica” a quelle sulla croda nelle falesie. Una volta raggiunto un grado tecnico sufficientemente alto (ad personam), si va a “scalare” una via in montagna, senza avere cognizioni tecniche sull’”Alpinismo”, senza conoscere le tecniche di autoassicurazione con chiodi e martello, o le manovre di sicurezza per una non scontata “corda doppia”, o il semplice arrivo di un temporale estivo .
Nella Scuola Le Maisandre adottiamo da sempre un approccio di preparazione che esula dalla difficoltà meramente “tecnica” facendo notare a chi è interessato alla sua crescita alpinistica come non sia il grado che fa la via, ma che occorre considerare tante altre cose: il periodo in cui è stata aperta; chi l’ha aperta; i mezzi utilizzati allora nella progressione e la loro situazione attuale; il procedere del tempo meteorologico; la conoscenza e la fiducia tra compagni; le nostre conoscenze pratiche e tecniche delle manovre; la nostra preparazione psicologica (la testa ...); dove è situata la via.... e tante altre minuscole “cosette” che si imparano dopo un lungo periodo di apprendistato.
Dettagli che formano, ed hanno formato, i più forti alpinisti del nostro tempo (e anche quelli meno forti).

Concludendo il... panegirico:
- scegliamo il modo ed il luogo del nostro andar per monti compatibilmente con la nostra preparazione, con i nostri mezzi tecnici e fisici, coscienti che il ritornare qualche volta sui nostri passi non è una sconfitta ma una vittoria, che il riconoscere i nostri limiti è una qualità che fa grandi gli alpinisti-arrampicatori-camminatori-sciatori ecc..

- cerchiamo di stare al passo con i tempi e tenere aggiornate le nostre conoscenze in ambito tecnico, culturale ed alpinistico con le tante serate culturali che vengono organizzate dalle nostre sezioni.

Qual’è secondo voi la qualità più importante di chi va in montagna indipendentemente dalla sua preparazione ad una qualsivoglia difficoltà?
Secondo me è l’Umiltà.

Meditiamo gente, meditiamo.