"Il cerchio delle streghe"

 

Racconto di Giorgio Madinelli - CAI Conegliano 2004

 

Tre esploratori prima di lui si erano fracassati nei precipizi, un paio furono divorati dalle fiere, di altri non si seppe più nulla.

Ma Gervasio Sartori pensava di loro che erano dei dilettanti, degli incapaci, solo lui era in grado di svolgere un compito così importante e delicato. Era stato incaricato dall’Inquisitore in persona di esplorare i luoghi dove si erano svolti i fatti che si stavano dibattendo nel processo contro le streghe di Frisanco. Il delatore, tale Mattia di Bernardone, asseriva che in località Plan di Malgustà, il giovedì notte, avvenivano dei sabba ai quali partecipava anche Lucifero.

Da anni ormai si trascinava il processo tanto che l’Inquisitore si sognava anche di notte. Appunto per tentare di dar forma ai suoi incubi, egli aveva bisogno di sapere come fossero fatti quei luoghi, per averne un’idea della grandezza e confrontare le dichiarazioni di imputati e testimoni.

Così, dopo aver assunto tutte le informazioni necessarie, Gervasio Sartori si accinse a salire il versante Nord del monte Raut. Un villico di Valina gli indicò la strada e poi volle dargli un consiglio:

“ Quando sarà giunto al prato con le pietre disposte a formare un grande cerchio, per carità o mio signore, non vi entrate, nel cerchio intendo, passateci a lato. “

“ Sciocchezze! “. Aveva borbottato Gervasio. Anche le streghe e i demoni erano per lui solo fantasie nate dalla mente di poveri valligiani che con queste tentavano di dimenticare la fame. E compativa pure quel gonzo dell’Inquisitore, con rispetto però, perché gli aveva promesso un generoso compenso.

Ma poi, in fondo, pensava Gervasio, ognuno a questo mondo ha il suo compito: c’è chi nasce disgraziato, chi signore e chi, come lui, si fa da sé, tenendo i piedi per terra e la testa sulle spalle.

 

Il villico gli aveva descritto il sentiero così bene che gli pareva quasi esserci già stato colà.

Ecco il bivio per la malga Cavallotto sotto una fascia rocciosa che disgregandosi aveva creato un piccolo ghiaione. Poi il lungo e ripido bosco di faggi traforato da raggi di luce che proiettavano ombre tremolanti di foglie. Ecco il pascolo del Basson: lassù, sul dosso a destra, la capanna, ricovero di pastori, misero tugurio che non mosse la curiosità di Gervasio. Attraversò invece il pascolo verso occidente portandosi sotto un costone roccioso al cui piede lungamente il sentiero saliva.

Il villico era stato preciso: appena, sulla destra, vi era la possibilità di salire, bisognava inerpicarsi lungo un breve valloncello chiuso in alto da una ripida soglia a foggia di sella di cavallo. Sopra questa vi era il grande prato con le pietre disposte a formare un cerchio.

Il sole di mezzodì picchiava implacabile sulle rocce nude cavandone soffi di calore  tremolante. Un’incantevole lenzuolo rosato di rododendri ricopriva un dosso oltre il cerchio di pietre alla cui sommità cresceva solitario un ginepro.

Tutto era immoto e silente.

 

Gervasio Sartori entrò tranquillamente nel cerchio, lo attraversò tutto, scavalcò le pietre dall’altra parte e raggiunse il ginepro.

Si voltò con un sorriso di sufficienza ad osservare il cerchio di pietre.

 

In quel mentre una nuvolaglia oscura discese improvvisa dalla china sovrastante mutando in un attimo la luce del giorno in fioco lume serotino. Dal basso fluivano veloci lembi sfrangiati di nebbia grigia che sfumava i contorni delle cose rendendole incerte e fugaci.

Con un poca di apprensione e incredulità l’esploratore realizzò che la notte stava per sopraggiungere. Lo avevano avvertito giù in paese che il buio sui monti scende veloce e lui non desiderava certo  rimanere intrappolato lassù, facile preda di orsi e lupi.

Presa la strada del ritorno ripassò nel cerchio di pietre e quando fu nel centro di esso nuvole e nebbia si dissolsero d’incanto restituendo il caldo riverbero del pomeriggio.

 

Si girò Gervasio Sartori a guardare il ginepro sul dosso di rododendri come a chiedere una spiegazione. Là aveva visto la notte incipiente. Qualcosa sfuggiva alla sua comprensione.

Ma si tenne calmo.

Si costrinse a ragionare. Non dette sfogo al turbine di pensieri che gli giravano in testa come mosche impazzite sui vetri di una finestra. Uomo abituato a ragionare cercò con calma una spiegazione soffocando in sé quel sentimento di paura che detestava.

Ristette Gervasio Sartori a lungo, immobile. Ascoltava i rumori della selva e ne spiava gli anditi ombrosi sotto gli alberi affidando ai suoi sensi la soluzione di quello strano fenomeno capitatogli.

 

Emersero lentamente dalla sua memoria le parole del villico circa il cerchio di pietre: lentamente perché dapprima aveva tentato in tutti i modi di ricacciarle, ma col passare del tempo e non sapendo più cosa pensare dovette cedere e rifletterci.

Era però dirompente il contrasto dentro di sé. Come poteva soltanto dar retta a quelle storie ridicole, proprio lui scettico più di San Tommaso.

 

Eppure qualche cosa era accaduto e lui ne era testimone!

Una battaglia lunga, dolorosa combatté l’esploratore dentro il suo animo, dentro il cerchio di pietre.

Voleva provare a risalire fino al ginepro per verificare se il fenomeno si ripeteva. Forse la soluzione migliore però era quella di dimenticare tutto e tornare a valle.

L’indecisione lo costrinse ancora a lungo in quel luogo tanto che quando decise a muoversi aveva le gambe indolenzite.

 

Aveva deciso di scendere e di scrollarsi di dosso quella storia.

Come fu fuori dal cerchio la notte lo sorprese.

Oltre gli oscuri costoni già le stelle baluginavano nel drappo nero del cielo, tremule come il sommesso strusciare dei grilli.

Con grande sorpresa Gervasio si voltò a guardare il cerchio di pietre del quale ormai distingueva soltanto la parte più prossima, un semicerchio di bianche rocce, quasi l’arco dentario, svelato da un sorriso maligno.

Nota dell'Autore

Il processo inquisitorio è realmente avvenuto alla fine del 1550 e il nome di Mattia Bernardone é reale e ben conosciuto dagli storici dell'Inquisizione. Il racconto è di mia invenzione tranne che per il percorso descritto che è facilmente desumibile consultando una carta escursionistica Tabacco foglio n.028, dove è anche visibile il cerchio che io chiamo delle streghe (sent. n.967 fino in Basson e tracce in nero verso ovest).

Per conoscere l'autore

"I sentieri dei garibaldini", una guida escursionistica ed una rievocazione storica

guida ai luoghi storici dell’insurrezione friulana lungo gli impervi sentieri dei monti andreani. L’incanto della natura carsica e il fascino della grande storia sulle orme della ‘banda di navarons’