I 75 anni del Rifugio Vazzolèr

 

di Tomaso Pizzorni - CAI Conegliano 2004

Pubblicato su "Le Alpi Venete", anno LVII - n.2

 

 

IL GRUPPO DELLA CIVETTA DAL MONTE ALTO DI PELSA: il rettangolino bianco indica il punto dove sorgerà il Rifugio Mario Vazzoler. Questa è la didascalia a corredo della foto di copertina dell'opuscolo con cui la Sezione di Conegliano presenta l'opera alpina da dedicare alla memoria del proprio segretario deceduto, a seguito incidente stradale, nei primi giorni del febbraio 1927.

Mario Vazzoler, anni 23, uno dei soci fondatori, già ufficiale degli alpini, socio ANA, valente alpinista (con Alessio Alvazzi Delfrate, altro fondatore, ha effettuato la "prima" della parete nord-ovest del Cimon di Palantina, Gr. del Cavallo), appartiene alla nota famiglia di imprenditori coneglianesi.

Nel necrologio-ricordo “in memoria di M. Vazzoler (vedi R.M. CAI, maggio-giugno 1927) il compagno di cordata A. Alvazzi Delfrate scrive testualmente: “Poiché in qualche recesso dei monti che furono suoi sorgerà, fra non molto, una piccola casa ospitale, sulla fronte bene in vista, al cospetto del sole, scolpiranno, invito, sorriso,custodia, il nome amatissimo”.

Dall'opuscolo citato in precedenza si apprende che "il rifugio M. Vazzoler (progetto e direzione dei lavori  dell'ing. Bernardo Carpenè, socio della Sezione), sorgerà entro questo anno nella Valle dei Cantoni, a 1750 metri circa, tra la Torre Venezia e la Torre Trieste …." Ed ancora. "La località è stata segnalata dalla Sede Centrale per mezzo del Prof. Meneghini di Padova, dal Prof. Castiglioni dell'Istituto di Geografia dell'Università di Padova, da Domenico Rudatis e da molte altre personalità del mondo alpinistico". Infine; "il Prof. A. Berti di Vicenza, autore  dell'uscente Guida delle Dolomiti, assicura che la scelta della Valle dei Cantoni è stata felicissima….".

Le indicazioni di progetto prevedono: "…..un fabbricato rustico molto semplice, della maggior capacità possibile in posti, costruito in muratura di pietrame ….".

Con una precisazione: "La pianta studiata si presta bene per un eventuale ampliamento perchè questo potrà essere eseguito senza modificare in alcun modo la parte esistente, nè interrompere il suo funzionamento ed esercizio." Quanta lungimiranza da parte dei responsabili sezionali dell'epoca!

Queste le premesse tecniche assunte come base di partenza dal Consiglio della Sezione, nata da meno di due anni (già Sottosezione di Treviso dal 1923) che, con soli 170 soci, già pensa ad un proprio rifugio alpino, oltretutto ampliabile.

Non manca, in proposito, un approfondito dibattito sull'ubicazione da dare al rifugio, anche in funzione delle possibilità di futuro sviluppo. C'è infatti chi propone la Marmolada, al momento più frequentata e nota, e chi,  come Girolamo Dal Vera, suggerisce la zona sud della Civetta, meno servita da strutture ricettive, ma sicuramente destinata a grande richiamo alpinistico ed escursionistico.

Alle concrete proposte seguono rapidamente i fatti: nell' ottobre 1928 la costruzione è praticamente ultimata ed il rifugio è già mèta di una gita sociale.

Nella realizzazione dell'opera sono fondamentali la munificenza della famiglia Vazzoler, la generosità della famiglia Favretti di Agordo (per la cessione del terreno al simbolico prezzo di lire una) ed il grande impegno dei non numerosi, ma validi soci. Non meno importante l'appoggio logistico del 7° Reggimento Alpini con la messa a disposizione di muli e conducenti.

Nel fascicolo di gennaio/febbraio 1929 della R.M. del CAI è scritto testualmente:

"…. Sezione di Conegliano (soci 167): iniziò i lavori del Rifugio M. Vazzoler in Val Corpassa (Agordino) con una spesa di lire 54.000".

Nel successivo numero della R.M., a cura di Domenico Rudatis è pubblicata un'accurata monografia dal titolo: "Nuove ascensioni, vie classiche e problemi da risolvere nel gruppo della Civetta". Nel testo sono ampiamente sviluppate informazioni relative alle possibilità alpinistiche derivanti dall'entrata in funzione del nuovo rifugio. Il tutto, corredato dai consueti e pregevoli schizzi dell'Autore.

Finalmente la cerimonia dell'inaugurazione ufficiale: è domenica 30 giugno 1929.  Presidente della Sezione è il Dottor Giuseppe Giordano, madrina la gentile consorte, Signora Ines Giordano Deseppi, che tiene a battesimo (è il caso di dirlo, viste le foto del giorno!) la nuova opera alpina.

Celebra la S.Messa Monsignor Sartor, Parroco del Duomo di Conegliano, già Cappellano Militare degli Alpini, che ….. aggiunge altre benedizioni a quelle, veramente copiose, provenienti dal cielo. Ovvero: rifugio bagnato, rifugio fortunato!

Sono presenti o rappresentate oltre a Conegliano, le sezioni CAI  di: Agordo, Belluno, Biella, Cadorina (Auronzo), Montebelluna, Milano, Padova, Pordenone, SAT di Trento, SAF di Udine, Varallo Sesia  e Venezia. Le firme apposte sul libro dei visitatori sono 250. Una nota precisa che 45 sono i soci di Pordenone, 15 i soci ANA e 60 i soci del Gruppo Sportivo Cotonificio Veneziano, sempre di Pordenone. Altre presenze: il V. Prefetto di Belluno e il R. Podestà di Taibon Agordino; nonché cronisti, militari ecc.

Partecipante più giovane è Bernardino Giordano (anni 6), figlio del Presidente sezionale.

Non mancano esponenti del mondo alpinistico: tra le firme sono riconoscibili quelle di Giuseppe Lampugnani, Silvio Agostini, Elvezio Bozzoli Parasacchi, Ettore Castiglioni. Quest'ultimo, con Giorgio Kahn, Agostini, Bozzoli e Burchiani, il giorno successivo effettua la salita della Torre Venezia con tempo "perfido", come annotato sul libro delle ascensioni. Seguono, da parte dei medesimi alpinisti, le salite: alla Torre di Babele (2/7), alle torri Conegliano e Storta  (3/7). E ancora: Ettore Castiglioni e Giorgio Kahn che salgono in "prima" la Torre Trieste per la gola ovest (9/7) e compiono la "prima" salita alla Torre Venezia per la parete ovest (12/7). Nello stesso periodo (14/7) Francesco Zanetti e Aldo Parizzi effettuano la prima ascensione diretta e la discesa della Torre Trieste, parete est. Seguono altre importanti ascensioni ad opera di: Domenico Rudatis, Renzo Videsott, L. Rittler, Giovanni Zorzi, Raffaello Prati, Cornelia Polli che riguardano: Gnomo, Pulpito, Torre di Babele e Cima della Busazza.

Nel 1930, troviamo i nomi di Andrich, E. e B. Castiglioni, Gilberti, Rudatis, Tissi e Mary Varale, impegnati nelle varie salite.

Ormai la notorietà del Vazzoler ha passato i confini: l'11 settembre 1931, Alberto Rety di Bruxelles, socio onorario della Sez. Cadorina (è il Re del Belgio n.d.a.),  Aldo Bonacossa, Paola Wiesinger e Hans Steger effettuano la traversata della Torre Venezia (presumibile salita dalla parete ovest e discesa per la via normale n.d.a.). E nel 1931, Tissi, Andrich e Rudatis scalano la Torre Trieste per lo spigolo ovest.

Nel 1933 è la volta di Leopold de Belgique (poi Re del Belgio, dopo la morte del padre avvenuta durante un'arrampicata solitaria n.d.a.) che con Attilio Tissi, Carlo Franchetti, Giovanni Andrich e Domenico Rudatis effettuano la "prima" al Campanile di Brabante (5° grado con tratto di 6° sup., come da indicazioni riportate nella relazione corredata dal consueto schizzo di Rudatis).

La mancanza di spazio e lo scopo del presente scritto non consentono nemmeno la semplice elencazione di tutti i “grandi” dell’alpinismo nazionale ed internazionale che, con base il  Rif. Vazzoler, si sono impegnati, con successo, nelle cime e pareti circostanti. Se ne possono citare solo alcuni del “primo periodo”, consci del torto fatto ai tanti alpinisti che, come ebbe a scrivere Dino Buzzatti Traverso (frequentatore del rifugio e, nel 1932, salitore della Torre Venezia  per parete ovest via Castiglioni, con Furio Bianchet), “si sono scaldati le ginocchia al camino del Vazzoler”. Ricordiamo: Boccalatte, Bortoli, Bianchet, Cassin, Carlesso, Faè, Gervasutti, Graffer, Panzeri, Piaz, Ratti, Sandri e le guide De Toni, Franceschini, Soldà e Pollazzon.

Per la felice ubicazione, l’ottima gestione, le grandi possibilità alpinistiche offerte dalle innumerevoli “vie”, aperte e da aprire, il rifugio è sempre più frequentato, sia da famosi alpinisti, sia da semplici escursionisti. L’incremento delle presenze è costante: dalle 360 firme del 1930, si passa alle 715 del 1935 (non contando i 500 G.F.  dell’adunata del Regime, alla quale si farà cenno più avanti).

Tanto che pochi anni dopo l’inaugurazione, la capacità ricettiva risulta inadeguata alle richieste. Così nel 1935, la Sezione decide per l’aumento del numero dei posti letto da 23 a 40. L’ampliamento sarà intitolato al giovane socio, Corrado Spellanzon, caduto a Cima Bagni nel gruppo del Popera.

Per dare corso all’oneroso intervento, che prevede la realizzazione dell’Ala Spellanzon, non ci sono grandi disponibilità finanziarie, anche per il concomitante impegno del progettato Rifugio Torrani, con relativa teleferica e “ferrata” di accesso. Né la Sede Centrale del CAI ha la possibilità di contribuire.

Non resta che l’autofinanziamento, con la richiesta di un prestito obbligazionario da parte dei soci. Sono emesse 200 obbligazioni, del costo di lire 100 cad. na, per complessive lire 20.000 (ventimila), da rimborsare in 10 anni. Interesse di una cedola: un pernottamento al Vazzoler con decorrenza 1936. Ci sono anche il contributo della Famiglia Spellanzon e qualche risparmio di bilancio. Così, dopo un anno di lavoro, l’ampliamento viene inaugurato, con grande partecipazione di alpinisti: è domenica 28 giugno 1936. Costo a consuntivo dell’opera lire 23.800.

Siamo nel “ventennio” il Regime vuole la sua parte! Infatti, specialmente nel periodo della "conquista dell'Impero", non mancano, raduni e adunate “oceaniche” al cospetto delle Torri Venezia e Trieste: ad es. il 30 giugno 1935, anno XIII, il F.G.C. (*) di Belluno è presente con una Legione di 500 giovani fascisti. Quel giorno, come risulta dal Libro di Vetta, sulla Torre Venezia viene collocato un “gladio”, poi rimosso nell’agosto 1943 da due alpinisti coneglianesi.

In quelle occasioni, grande è la profusione di “orbaci”, gerarchi, segretari federali e gagliardetti, come fedelmente riportato nelle foto d’epoca. E noti alpinisti compiono “imprese” sotto l’egida del P.N.F. (**) come CC.NN. (***) della M.V.S.N. (****), come Gruppo Arrampicatori Fascisti, come Manipolo Rocciatori del F.G.C. etc. . D’altronde, c’è chi ne è convinto e chi… si adegua ai tempi!

Purtroppo i venti di guerra lambiscono il rifugio. Infatti, a partire dagli anni 39/40, per il coinvolgimento dell'Italia negli eventi bellici che sconvolgeranno non solo l’Europa,  il Vazzoler si trasforma, a volte, in un accantonamento militare. Sono gli alpini in addestramento che, generalmente, scalano in assetto di guerra la Torre Venezia.

Di tutto questo esistono ricche documentazioni nei Libri di Vetta e dei visitatori: infatti sono riportati i riferimenti ai reparti, con i nomi di ufficiali e soldati; è anche precisato con quali mitragliatrici sono sparati 50, 60 e persino 90 colpi, tutti dalla cima della Torre Venezia.

Negativo, per la frequentazione e la conduzione del rifugio, è – in questo periodo - l’effetto del “razionamento viveri” imposto dallo stato di guerra. Così la buona Marianna (che gestisce il Vazzoler con il marito Vittorio) deve ingegnarsi al meglio per garantire un minimo di ospitalità agli irriducibili frequentatori. I quali, però, non possono sottrarsi all’obbligo di consegnare i tagliandini della “Tessera” per pane, pasta e generi alimentari contingentati. Comunque, nella peggiore delle ipotesi, c’è sempre il celebre minestrone di verdura della Marianna, tanto decantato da Giovanni Zorzi.

Ma al peggio non c’è limite! Nel giugno 1944, per disposizione del Comando Germanico viene disposta la chiusura del Vazzoler e degli altri rifugi non occupati dalle FF.AA.

Ebbene, proprio in quel periodo la Sezione incarica l’ing. B. Carpenè di progettare una chiesetta da erigere accanto al rifugio. L’opera, intitolata alla Madonna della Neve e dedicata alla memoria di tutti gli alpinisti caduti in Civetta, verrà inaugurata nel 1958. All’interno, tre lapidi di marmo riportano i nomi di oltre 60 alpinisti, a cominciare da G. De Gasperi, morto nel 1907 nella zona dell’allora ghiacciaio che prenderà poi il suo nome. Al momento è in corso la ricerca dei nomi di numerosi altri caduti, da aggiungere a quelli indicati. 

Passato, senza troppe conseguenze e danni per il rifugio, il tragico periodo bellico, riprendono gli interventi edificatori e migliorativi dei quali si manifesta l’esigenza. Trova così realizzazione la “dipendenza” (o Tabià) che arricchisce il rifugio di altri 30 posti: 24 al primo piano e 6 al p. terra; questi ultimi da utilizzare come ricovero invernale. E’ l’anno 1947.

Anche l’aspetto culturale non viene tralasciato: nel 1968 – sotto la Presidenza del Prof. Italo Cosmo – viene inaugurato il Giardino Botanico “A. Segni”, sito nelle  immediate adiacenze del rifugio, su terreno dato in comodato gratuito dalla Famiglia Favretti di Agordo.

Altre importanti realizzazioni e migliorie vengono successivamente apportate, anche in ottemperanza alle sempre più numerose e rigide disposizioni legislative in materia impiantistica e igienico-ambientale, sotto le Presidenze  De Marchi, La Grassa, Baldan e Pizzorni.

Nella vita di un rifugio, e questo vale anche per il Vazzoler, determinante è l’apporto dato dai gestori al corretto e proficuo andamento, non solo economico. In questo il Vazzoler può dirsi fortunato: in 75 anni si sono avuti solo 5 cambi di gestore. Questa la successione delle famiglie: Ortolan per i primi 3 anni, Casanova sino al dopoguerra, Da Roit per 32 anni, Brustolon per 23 anni e Sorarù negli ultimi 2 anni. Anche se tutti meritevoli di elogio, un particolare riconoscimento è dovuto al gestore che più a lungo ha "vegliato" sul Vazzoler: Armando Da Roit, “Tama” per gli amici, grande alpinista, guida alpina, accademico del CAI e CAF, socio onorario del CAI, pubblico amministratore, Senatore della Repubblica, insignito di vari riconoscimenti per i suoi numerosi interventi di soccorso e recupero. Da ricordare quanto egli ebbe a dire di se stesso, durante un simpatico incontro: “per oltre trent’anni sono stato bidello dell’università del Vazzoler”. Indimenticabile l’ultimo incontro in Rifugio (16 luglio 1995) in occasione del 60° della prima salita di Cassin e Ratti alla Torre Trieste, spigolo sud-est. Con Lui c’erano, oltre a Cassin, le guide emerite De Toni e Polazzon, della “vecchia guardia”, ma anche una “nuova leva!” Dall’Agnola. E Conegliano festeggiava, quel giorno, il 70° di fondazione. Il modo migliore per ribadire il legame tra Montagna, Rifugio, Gestori e Alpinisti e la continuità nell’impegno della Sezione nella cura del Vazzoler.

 

 

Note:

(*)        F.G.C.      = Fascio Giovanile di Combattimento

(**)      P.N.F.      = Partito Nazionale Fascista

(***)   CC.NN.    = Camicie Nere

(****) M.V.S.N.  = Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale