Negli occhi ha il colore delle acque turbolente dell'Indo. E,
tornato ieri a Belluno, è stato abbagliato dal verde delle nostre
vallate. Perché, per due mesi, ha visto solo il bianco della neve, il
grigio delle nubi e l'azzurrino del ghiaccio. Lì, alla base del
K2
, montagna degli italiani. Il bellunese
Giuliano De Marchi
è stato, nella fase finale e cruciale, il leader della spedizione
K2
-2004. Quella che il 26 luglio ha portato in vetta il Tricolore dopo
cinquant'anni e che era stata organizzata dal bergamasco Agostino Da
mentre il telefono squilla in continuazione. Amici e parenti lo
salutano e si congratulano.
Quando
Agostino Da Polenza le ha comunicato che le passava il testimone di
capospedizione?
«Era
mattina, al campo base. Il tempo era brutto e tutti gli alpinisti
erano lì. Vicino alla Piramide Agostino mi si è avvicinato e in modo
non ufficiale mi disse che tornava a casa perché la moglie, ammalata,
stava peggiorando. Mi chiese semplicemente "te la senti di fare il
capospedizione?"»
Ma sulla
carta, era lei il numero due?
«Non
c'era un vice deputato. Io ero il più anziano per età e per esperienza
e nel gruppo era risaputo che andavo d'accordo con tutti. Quando Da
Polenza diede l'annuncio ufficiale ci fu un forte applauso. Che
dimostrava solidarietà verso il dolore di Da Polenza, ma anche
accettazione nei miei confronti».
Quali i
maggiori problemi nella gestione della spedizione al
K2
?
«Mi
preoccupava il contesto extra-alpinistico: accogliere monsignor
Andreatta, il ministro Alemanno. E poi c'erano i giornalisti da tenere
a bada: alcuni, addirittura, volevano salire al Campo 1. La voglia di
emozione li aveva coinvolti al punto da tentare un'impresa così
difficile».
Le beghe
con gli ampezzani: vere o enfatizzate?
«Ci sono
stati effettivamente problemi tra i due gruppi. Battute sul Broad Peck,
schermaglie tra testate giornalistiche. Ho cercato di mediare per
smussare provocazioni che si andavano acuendo. Con Kobler, della
spedizione degli Scoiattoli, in realtà alla fine si andava d'accordo».
Sono
eroi i nuovi conquistatori del
K2 ?
«Bravi i
nostri cinque alpinisti. Ce l'hanno fatta senza ossigeno, senza
portatori. Hanno aperto la traccia, hanno messo le corde fisse nel
tratto alto e pericoloso. Hanno dormito in tenda senza saccopiuma. Ma
non c'è niente di eroico. Solo gente di grande levatura tecnica e
molto determinata. Soprattutto consapevole della delicatezza del
momento. Perdere la finestra del bel tempo avrebbe significato il
fallimento di tutta la spedizione».
Daniela De Donà |