Il Gazzettino - Mercoledì, 11 Agosto 2004

 

 

ALPINISMO Il bellunese che ha guidato la fase cruciale della spedizione racconta la sua esperienza dopo aver ricevuto il testimone da Da Polenza

Il ritorno di De Marchi dopo la conquista del K2

«Ho cercato di smussare le piccole polemiche con gli Scoiattoli. Il compito più difficile è stato accogliere i ministri e badare ai giornalisti»

 

Negli occhi ha il colore delle acque turbolente dell'Indo. E, tornato ieri a Belluno, è stato abbagliato dal verde delle nostre vallate. Perché, per due mesi, ha visto solo il bianco della neve, il grigio delle nubi e l'azzurrino del ghiaccio. Lì, alla base del K2 , montagna degli italiani. Il bellunese Giuliano De Marchi è stato, nella fase finale e cruciale, il leader della spedizione K2 -2004. Quella che il 26 luglio ha portato in vetta il Tricolore dopo cinquant'anni e che era stata organizzata dal bergamasco Agostino Da mentre il telefono squilla in continuazione. Amici e parenti lo salutano e si congratulano.

Quando Agostino Da Polenza le ha comunicato che le passava il testimone di capospedizione?

«Era mattina, al campo base. Il tempo era brutto e tutti gli alpinisti erano lì. Vicino alla Piramide Agostino mi si è avvicinato e in modo non ufficiale mi disse che tornava a casa perché la moglie, ammalata, stava peggiorando. Mi chiese semplicemente "te la senti di fare il capospedizione?"»

Ma sulla carta, era lei il numero due?

«Non c'era un vice deputato. Io ero il più anziano per età e per esperienza e nel gruppo era risaputo che andavo d'accordo con tutti. Quando Da Polenza diede l'annuncio ufficiale ci fu un forte applauso. Che dimostrava solidarietà verso il dolore di Da Polenza, ma anche accettazione nei miei confronti».

Quali i maggiori problemi nella gestione della spedizione al K2 ?

«Mi preoccupava il contesto extra-alpinistico: accogliere monsignor Andreatta, il ministro Alemanno. E poi c'erano i giornalisti da tenere a bada: alcuni, addirittura, volevano salire al Campo 1. La voglia di emozione li aveva coinvolti al punto da tentare un'impresa così difficile».

Le beghe con gli ampezzani: vere o enfatizzate?

«Ci sono stati effettivamente problemi tra i due gruppi. Battute sul Broad Peck, schermaglie tra testate giornalistiche. Ho cercato di mediare per smussare provocazioni che si andavano acuendo. Con Kobler, della spedizione degli Scoiattoli, in realtà alla fine si andava d'accordo».

Sono eroi i nuovi conquistatori del K2 ?

«Bravi i nostri cinque alpinisti. Ce l'hanno fatta senza ossigeno, senza portatori. Hanno aperto la traccia, hanno messo le corde fisse nel tratto alto e pericoloso. Hanno dormito in tenda senza saccopiuma. Ma non c'è niente di eroico. Solo gente di grande levatura tecnica e molto determinata. Soprattutto consapevole della delicatezza del momento. Perdere la finestra del bel tempo avrebbe significato il fallimento di tutta la spedizione».

Daniela De Donà