Conegliano
Nell'anno delle
ipertecnologiche spedizioni su Everest e K2, loro hanno dimostrato
che anche dei "dilettanti", se esperti e adeguatamente preparati,
possono centrare grandi imprese. Il coneglianese Adriano Dal Cin e
i suoi tre compagni d'avventura (Giuseppe Pompili e la coppia
triestina Canestri-Tossutti) nel maggio scorso hanno stupito il
mondo dell'alpinismo attaccando con successo gli 8.848 metri
dell'Everest, scalato dal la cresta Nord/Est. Un'operazione
notevole, compiuta tra il 29 aprile e il 31 maggio 2004, che ha
sorpreso anche i protagonisti della super spedizione italiana che
stava salendo nello stesso periodo, in attesa di scalare anche il
K2 nel cin quantesimo anno della grande impresa italiana. «Siamo
approdati in cima all'Everest una settimana prima che arrivasse la
spedizione italiana - spiega Dal Cin - e questo ha generato un po'
di nervosismo, forse li abbiamo presi un po' in contropiede...Comunque
tanto di cappello a loro, è tutta gente veramente forte che ha
dimostrato quel che vale, avendo anche a supporto una macchina
organizzativa straordinaria e con importanti obiettivi di ricerca
scientifica. Da parte mia c'è però la soddisfazione di aver
dimostrato che anche degli alpinisti non professionisti - purchè
dotati di adeguata esperienza in alta quota, buona motivazione ed
eccellente allenamento - possono ottenere risultati importanti».
Proprio Adriano Dal Cin ha tenuto gli italiani con il fiato
sospeso perchè per due giorni non si sono avute più sue notizie e
ad un certo punto era dato per disperso. Ma in realtà lui non ha
mai avuto problemi: «Il maltempo mi ha impedito di fare il tratto
decisivo nel giorno prefissato, quindi ho aspettato che le
condizioni migliorassero e sono partito per l'attacco alla vetta
diverse ore dopo. Il problema è stato solo di collegamento con i
miei compagni e quindi...col resto del mondo, dal momento che
avevo lasciato la radio a Pompili. Solo quando sono arrivato in
Italia ho saputo che c'era stata apprensione per la mia
"scomparsa". Mia madre? Non si è agitata più di tanto, sa che
evito di commettere sciocchezze». Un problema, e non di poco
conto, Dal Cin l'ha comunque avuto: il freddo (in cima la
temperatura arriva a meno 30) e il relativo congelamento hanno
compromesso la falange terminale di due dita della mano sinistra.
«Scendendo avevo bisogno di flessibilità sulle mani ed ho dovuto
utilizzare dei guanti non molto isolanti. Comunque si tratta di
lesioni che non mi impediranno di proseguire la mia attività di
alpinista». Dal Cin lavora all'Electrolux («devo ringraziare
l'azienda per la disponibilità che ha sempre avuto nei miei
confronti»), e "mangia" tutte le ferie per questa sua grande
passione, ricorrendo anche alla banca ore (gli straordinari vanno
a far "mucchio" per essere poi utilizzati all'occorrenza). E' lui
la punta di diamante del Cai di Conegliano, 1546 soci da tutta la
Sinistra Piave, e proprio il suo club gli tributerà l'ovazione che
merita il 26 novembre in una grande serata all'auditorium "Dina
Orsi" nella quale Dal Cin illustrerà la spedizione sull'Everest
mentre Giuliano De Marchi, mito dell'alpinismo italiano,
racconterà il "dietro le quinte" dell'operazione K2 50 anni dopo.
E Dal Cin risponderà anche alla fatidica domanda: cosa si prova ad
arrivare in vetta ad una montagna leggendaria come l'Everest?
«L'incredibile è che in quei momenti non ci pensi - risponderà Dal
Cin - sei talmente concentrato su quello che devi fare che non
realizzi. Però te ne rendi conto dopo».
Tiziano Graziottin |