Mercoledì, 17 Novembre 2004

 

 

E’ la punta di diamante del Cai di Conegliano: a fine mese gli oltre 1.500 soci del club gli tributeranno l’ovazione che merita. Sul tetto del mondo ha perso le ultime falangi di due dita

Il "dilettante" Dal Cin dall'Electrolux all'Everest

«Io e i miei tre amici abbiamo dimostrato che anche i non-professionisti possono fare grandi imprese». Il 26 faccia a faccia con De Marchi

Conegliano

Nell'anno delle ipertecnologiche spedizioni su Everest e K2, loro hanno dimostrato che anche dei "dilettanti", se esperti e adeguatamente preparati, possono centrare grandi imprese. Il coneglianese Adriano Dal Cin e i suoi tre compagni d'avventura (Giuseppe Pompili e la coppia triestina Canestri-Tossutti) nel maggio scorso hanno stupito il mondo dell'alpinismo attaccando con successo gli 8.848 metri dell'Everest, scalato dal la cresta Nord/Est. Un'operazione notevole, compiuta tra il 29 aprile e il 31 maggio 2004, che ha sorpreso anche i protagonisti della super spedizione italiana che stava salendo nello stesso periodo, in attesa di scalare anche il K2 nel cin quantesimo anno della grande impresa italiana. «Siamo approdati in cima all'Everest una settimana prima che arrivasse la spedizione italiana - spiega Dal Cin - e questo ha generato un po' di nervosismo, forse li abbiamo presi un po' in contropiede...Comunque tanto di cappello a loro, è tutta gente veramente forte che ha dimostrato quel che vale, avendo anche a supporto una macchina organizzativa straordinaria e con importanti obiettivi di ricerca scientifica. Da parte mia c'è però la soddisfazione di aver dimostrato che anche degli alpinisti non professionisti - purchè dotati di adeguata esperienza in alta quota, buona motivazione ed eccellente allenamento - possono ottenere risultati importanti». Proprio Adriano Dal Cin ha tenuto gli italiani con il fiato sospeso perchè per due giorni non si sono avute più sue notizie e ad un certo punto era dato per disperso. Ma in realtà lui non ha mai avuto problemi: «Il maltempo mi ha impedito di fare il tratto decisivo nel giorno prefissato, quindi ho aspettato che le condizioni migliorassero e sono partito per l'attacco alla vetta diverse ore dopo. Il problema è stato solo di collegamento con i miei compagni e quindi...col resto del mondo, dal momento che avevo lasciato la radio a Pompili. Solo quando sono arrivato in Italia ho saputo che c'era stata apprensione per la mia "scomparsa". Mia madre? Non si è agitata più di tanto, sa che evito di commettere sciocchezze». Un problema, e non di poco conto, Dal Cin l'ha comunque avuto: il freddo (in cima la temperatura arriva a meno 30) e il relativo congelamento hanno compromesso la falange terminale di due dita della mano sinistra. «Scendendo avevo bisogno di flessibilità sulle mani ed ho dovuto utilizzare dei guanti non molto isolanti. Comunque si tratta di lesioni che non mi impediranno di proseguire la mia attività di alpinista». Dal Cin lavora all'Electrolux («devo ringraziare l'azienda per la disponibilità che ha sempre avuto nei miei confronti»), e "mangia" tutte le ferie per questa sua grande passione, ricorrendo anche alla banca ore (gli straordinari vanno a far "mucchio" per essere poi utilizzati all'occorrenza). E' lui la punta di diamante del Cai di Conegliano, 1546 soci da tutta la Sinistra Piave, e proprio il suo club gli tributerà l'ovazione che merita il 26 novembre in una grande serata all'auditorium "Dina Orsi" nella quale Dal Cin illustrerà la spedizione sull'Everest mentre Giuliano De Marchi, mito dell'alpinismo italiano, racconterà il "dietro le quinte" dell'operazione K2 50 anni dopo. E Dal Cin risponderà anche alla fatidica domanda: cosa si prova ad arrivare in vetta ad una montagna leggendaria come l'Everest? «L'incredibile è che in quei momenti non ci pensi - risponderà Dal Cin - sei talmente concentrato su quello che devi fare che non realizzi. Però te ne rendi conto dopo».

Tiziano Graziottin