Ricordi delle Dolomiti di Sesto

Un generale inglese alle Tre Cime

 

di Giovanni "Tino" Peccolo - CAI Conegliano 2006

 

E' il 1949. Come altre volte, il sabato mattino, si parte di buon'ora con l'ausilio della fumante vaporiera con destinazione Calalzo, capolinea della tratta ferroviaria che porta nelle Dolomiti. Il viaggio è già un'avventura, con le numerose gallerie che permettono una salutare cura per i nostri polmoni.

Cambiamo mezzo e ci accoglie un bellissimo pullman turistico che percorrendo la bella Val d'Ansiei, ci porta ad Auronzo ed alla conca di Misurina, con l'omonimo lago. Ora comincia la parte più impegnativa!

 

La giornata è bellissima e nel lago si specchiano le Tre Cime di Lavaredo. La vista ed il cuore si saziano di uno spettacolo di una bellezza unica. Alla massa rocciosa del Sorapiss fa da contorno il Cristallo su di un lato ed il gruppo dei Cadini dalla parte opposta.

Ci dicono che c'è un servizio di navetta che ci porterà in quota. Papà decide di approfittare ed inizia così l'avvicinamento al Rifugio Auronzo.

La pendenza è notevole ed il fondo rovinato dall'acqua che ha scavato solchi profondi, specie dopo il Lago d'Antorno. Allora decidiamo di proseguire a piedi, seguendo il sentiero ... dove sembra sia passata la Cavalleria.

Dopo circa un'ora e mezza siamo al Rifugio Auronzo e dopo un cappuccino al volo, ci dirigiamo con buon passo verso forcella Lavaredo.

Lo spettacolo è a dir poco superlativo, con una luce che indora tutte le vette ed una volta che siamo giunti in forcella, ci sembra di essere nella bottega di un marmista, dove luccicano pregevoli opere d'arte.

Intorno a noi è un continuo picchettare sulle pareti: numerose cordate sono all'opera  sulle Tre Cime ed in particolare sulla Cima Piccola di Lavaredo.

Facciamo una piccola sosta per far lavorare la fotocamera (una bella scusa per riprendere fiato) e poi proseguiamo verso il Rifugio Locatelli che da lontano sembra quasi volerci chiamare.

Il sole, filtrando tra i rinomati tre blocchi di Dolomia, ci sottopone ad una salutare sauna. I piccoli nevai che incontriamo risolvono in parte il problema, donandoci un po' di refrigerio.

Proseguendo sul sentiero spuntiamo infine sul pianoro che precede il rifugio e con nostra sorpresa, ci vengono incontro un gruppo di Carabinieri seguiti da numerosi ufficiali superiori appartenenti alle varie armi, generali ed ammiragli. Tra i diversi ufficiali stranieri riconosciamo subito il Generale Montgomery, inconfondibile con il suo famoso giaccone con i bottoni di legno.

Io, come sempre, porto una cintura con la classica placca della divisa scout e con mia sorpresa il generale mi saluta con il rituale gesto della mano con tre dita alzate tra pollice ed indice congiunti. La sorpresa è veramente scioccante tanto che non comprendo che il generale mi aveva augurato buon viaggio, come mi spiegò poi un generale degli Alpini.

Una volta arrivati al rifugio ci spiegano che lo Stato Maggiore della NATO si era portato in quella zona per seguire una esercitazione delle truppe alpine.

Facciamo un assaggio del rinomato minestrone del gestore, mangiamo un paio di frutti, beviamo un caffè e poi partiamo verso Pian di Cengia, attraverso i ghiaioni degradanti dal sovrastante picco del Monte Paterno.

Non possiamo evitare le soste per le immancabili foto ricordo (ancora una volta per rifiatare). Ci avvicianiamo al Passo Fiscalino godendo di una panoramica totale del maestoso Gruppo del Popera che ci vedrà scarpinare l'indomani.

In breve siamo al Rifugio Comici sistemandoci per la notte, non prima di aver gustato i canederli della gentile consorte del custode e guida alpina Michele Happaker con il quale intrecciamo un'amicizia che sarebbe durata per tanti anni. Non saremmo più passati da Passo Monte Croce senza una sosta all'Hotel Cristina, di proprietà della famiglia Happaker.

Dopo cena ci sorprende un "fuori programma" molto coinvolgente con alcuni ragazzi tirolesi e veneziani impegnati a cantare il repertorio del  Coro della S.A.T. che tanto amo e mi guiderà verso la nascita del Corocastel.

Il sonno è finalmente rilassante e serve per ricaricare le batterie, in attesa dello sforzo che ci aspetta per l'indomani. Al risveglio avrei volentieri continuato a dormire ma il buon Michele è veramente intransigente e dopo una colazione "alla tedesca", si parte verso la rinomata Strada degli Alpini".

Siamo catturati dalla bellezza del panorama che ad ogni passo si colora con sfumature diverse se di volta in volta si guarda verso l'alto, sulle pareti di Dolomia, oppure verso i verdi pascoli della Val Pusteria.

Superato il passaggio attezzato e giunti al Passo della Sentinella, abbiamo la fortuna di incontrare un anziano originario di Casamazzagno che ci descrive il fatto d'armi riguardante la conquista del Passo della Sentinella durante la Grande Guerra. La sua descrizione mi attrae totalmente, tanto che mio padre mi deve richiamare all'attenzione perché il tempo a nostra disposizione per il rientro sta diminuendo.

Ci lanciamo a capofitto lungo il ghiaione che porta al Rifugio Berti e quindi al fondovalle a Selvapiana e poi ai Bagni di Valgrande. Arriviamo con un po' di anticipo alla fermata dell'autobus e quindi diamo fondo alle residue scorte di viveri. Debbo constatare che lo zaino pesa poco quando non serve!

A Calalzo siamo puntuali e la vaporiera ci accoglie con i sedili legnosi che ci accompagneranno fino a Conegliano attraverso la Valle del Piave e poi costeggiando i laghi della Val Lapisina. Il tram-tram mi porta a riconsiderare le due giornate trascorse gustando i paesaggi storico alpinistici, così intensi da ricordarli ancora con piacere dopo tanti anni.

 

Dedicato a mio padre Mario Peccolo, fondatore della Sezione di Conegliano del CAI.