O'Cebreiro, un monte verso l'infinito

 

di Roberto Furlan - CAI Conegliano 2005

 

Uno dei passaggi significativi del cammino di Santiago di Compostela è la salita al monte O’ Cebreiro (m. 1330).

L’importanza di detta ascensione, che comporta un dislivello di circa 800 metri, è data soprattutto dalla sua ubicazione geografica: questo passo dà accesso alla Galizia regione dov’è ubicata Santiago la nostra meta. Dico nostra perché con me c’era l’amico Agostino che ha voluto condividere questa bellissima esperienza del Cammino (quasi 800 km per 25 giorni di marcia).

 

Per noi il passaggio a O’ Cebreiro è coinciso con una tappa di 39 km da Trabadelo a Triacastela, quindi abbastanza lunga e con tanti saliscendi, la classica “spaccagambe” senza dimenticare il nostro caro inseparabile amico zaino di 10 e più chili.

 

Ma a noi la fatica non fa paura (siamo o non siamo del CAI?), anzi la fatica ci procura tanta soddisfazione tant’è che percorsi i primi 10/12 km di asfalto, non appena vediamo il sentiero che comincia ad inerpicarsi in un meraviglioso bosco di castagni e ci sentiamo avvolti dal silenzio e dalla bellezza e profumo della vegetazione, scatta in noi un qualcosa che ci mette le ali ai piedi. Incuranti del respiro ansimante e del battito cardiaco alle stelle, ci sentiamo accolti (come sempre) anche da questo monte che ci ricorda un po’ l’ambiente delle nostre Prealpi e in un baleno siamo fuori dalla vegetazione.

Attraversiamo un paese fantasma, diroccato, ora le piante ci abbandonano e camminiamo su un sentiero agile e meno ripido che corre sul lato della montagna dove c’è solo una bassa vegetazione (cespugli di erica e una miriade di altri bellissimi fiori) e ciò ci permette di ammirare lo splendido panorama.

 

Questo antichissimo monte, sacro da tempi immemorabili per abitanti e pellegrini, ci riempie di gioia. Invece che a 1.300 metri di altezza sembra di essere immersi nell’aria rarefatta delle grandi alture, sono momenti intensi, difficili da spiegare.

 

Alla fine della salita ci accoglie un suono che sembra di corno, invece è un uomo di mezza età  che soffia in una grande conchiglia e ci dà il benvenuto offrendoci una preghiera e un mazzolino di fiori; solo dopo veniamo a sapere che è il parroco della chiesa di S. Maria la Real (chiesetta pre-romanica del secolo IX). Nella chiesa a sinistra si trova l’altare del miracolo eucaristico: “si racconta, ma il fatto trova molti riscontri sia storici che archeologici, che un contadino del piccolo paese di Barxamaiuor affronta la salita al Cebreiro in un giorno di tempesta, per ascoltare la messa. Vedendolo entrare, il celebrante si meraviglia che con quel tempo da lupi qualcuno sia salito fin lì solo per la messa e deride dentro di sé il sacrificio del contadino. Ma, al momento della consacrazione, l’ostia si cambia visibilmente in Carne e il vino del calice in Sangue, che si versa e tinge i paramenti”.

Altra caratteristica del posto sono le “pallozas” che sono abitazioni antichissime, con muri in pietra e tetti di paglia, di epoca preromana; la loro forma a chiglia rovesciata fa supporre l’insediamento di una civiltà proveniente dal mare.

 

Tutto troppo bello e l’aria sottile che si respira ti rigenera e l’anima si innalza attraverso il creato verso il suo Creatore …….. “Benedite, monti e colline, il Signore, benedite, creature tutte che germinate sulla terra, il Signore….” dal cuore sgorga spontanea una preghiera, è netta in questo luogo la percezione di una presenza divina …….. “O Dio, tu sei il mio Dio, all’aurora ti cerco, di te ha sete l’anima mia” ……. Bhe! …. questo è il Cammino di Santiago, chi ha provato lo sa e chi non ci è ancora stato si affretti: è un’esperienza meravigliosa.